Quando è notte, Cielo e Terra intrecciano i loro dialoghi e miscelano i loro umori, così da ubriacare antichi pastori erranti, sotto giardini di stelle e costellazioni di fiori. Il primo dialogo fu uno specchiarsi. Fu l’origine di quel misterioso rispondersi delle immagini celesti e terrestri. Nut e Geb, Urano e Gea, e molti altri ancora.
Il manto blu del firmamento è un algoritmo cifrato, una pergamena svolta che s’incurva, uno schema interiore che si anima: effigi e creature mitiche prendono vita, tra di loro connessioni, distanze, trasparenze, esplosioni, trasformazioni. O forse, una manciata di dati, impulsi luminosi, informazioni, tracce binarie squinternate nel fuoco di una lente opaca. Qualunque sia l’occhio che osserva la notte, se di sapienza e gioco, o di misura e calcolo, in ogni caso, non possiamo sottrarci a queste luci, né all’intreccio delle loro storie. Non possiamo sottrarci a questa mappa sconfinata di avventure e avvenimenti, ancora non del tutto esauditi, né espressi, né scoperti, ma continuamente in cammino tra i mondi, poiché ovunque, sempre e sopra ogni cosa, è il Racconto. Alito di bocca o corda vibrata. Suono o segno. Comunque il racconto. E ce lo portiamo addosso da millenni, ne sentiamo l’odore pregnante sotto i bagliori lunari, o quando distratti ci soffermiamo ad ammirare paesaggi di confine. Siamo continuamente imbevuti di storie, non ce ne accorgiamo, ma il mito distilla ovunque. Vedere attraverso di esso significa accordarsi al moto del Cosmo e diventare veicoli, astronavi o vetusti bastimenti in fiamme che attraversano il Tempo.
Il libro di Patrick Fishmann, Racconti dei saggi che leggono le stelle, è un florilegio inebriante di fiabe mitiche e arcaiche. La piacevole lettura è corredata da numerose immagini di divinità, di raffigurazioni, dipinti, geroglifici e antiche tavolette. Ogni racconto è un desiderio, si passa dai miti Indù a quelli d’Egitto, dalla tradizione ermetica e rinascimentale alle leggende celtiche, dai miti Maya ai racconti tibetani, ma anche a invenzioni più moderne, come nel racconto Il ritorno d’Ulisse, dove l’epopea di 2001 Odissea nello spazio, interconnessa a immagini millenarie, fa da ponte a una tradizione cinematografica che ci mostra – che noi umani – certe cose possiamo immaginarle e come! soprattutto se ci lasciamo inondare dalla luce stellare della coscienza cosmica, tra passato e futuro, oscurità e luce, sempre in accordo e in movimento.
Alla lettura incantata e impreziosita dalle figure, vorrei aggiungere, in fine, una nota sull’uso di questo piccolo compendio. Il libricino, essendo un tascabile, ci chiede di camminare insieme a noi, magari mentre passeggiamo su una spiaggia, o in aperta campagna, o sotto un maestoso ulivo, perchè la lettura del mondo è senza confini, fuori e dentro le pagine tutto fluisce e s’incontra. E poi si sa, alcune fiabe prendono vita solo respirando sotto la volta celeste, e solo se abbiamo a cuore di dar loro fiato e orecchio. Poichè, come in Shahrazād, si racconta e ci si racconta per allacciarsi continuamente alle trame della vita.
Titolo: Racconti dei saggi
che leggono le stelle
Autore: Patrick Fishmann
Editore: L’ippocampo
Anno: 2011