I sensibili

«Da dove viene – dico – questo potere strappato ai fati, che ci fa andare ovunque ci conduce la nostra volontà e, come gli atomi, ci permette di cambiare direzione, senza essere determinati né dal tempo né dal luogo, ma secondo il piacimento del nostro spirito? […] non avviene nulla di simile quando siamo spinti e proiettati in avanti da un urto, da una forza estranea, da una potente costrizione».

Queste sono parole di Lucrezio riguardo al clinamen, un’immagine potente che esprime nella sua essenza l’idea di in-clinazione, e che pongo a esergo di questo breve approfondimento su un libro che tratta, appunto, dell’inclinazione umana più misteriosa.

Un altro mondo, Escher

L’uomo è l’unico animale che sperimenta, che cresce e si sviluppa immerso nell’ambiente che lo accoglie, e da questo ambiente e da chi lo abita dipende gran parte del suo sviluppo e soprattutto della sua modalità di sviluppo. È un animale che non smette di crescere. Imparare è una necessità che dura tutta la vita. Ma per alcuni individui la predisposizione a sperimentare, conoscere e porsi domande è la componente essenziale della loro natura, per l’indole di questi individui l’attività di ricerca è inevitabile e necessaria. Solitamente queste persone sono inclini ad attività sperimentali, inconsuete, originali, o comunque di ricerca. Alcuni, per esempio, hanno una grande predisposizione ad astrarre, a scoprire attraverso un linguaggio scientifico, altri sono più inclini a varcare la soglia attraverso un grande potere immaginativo e creativo. Altri ancora, scoprono nuovi modi di costruire relazioni e connessioni tra le persone e le cose della natura.

Questa particolare inclinazione può definirsi alta sensibilità, un concetto ancora poco conosciuto, ma che merita di essere approfondito per comprendere più da vicino una questione che riguarda il benessere di tutti gli esseri viventi. Perché, se è vero che l’uomo è l’essere più enigmatico e che solo tra gli esseri umani compare questa particolare voglia di esprimersi, scardinata da ogni tipo di funzione logica e utilitaristica, come scrivere versi o dipingere, è altrettanto vero che purtroppo, la maggior parte dell’umanità ha seguito un percorso evolutivo poco armonico e poco votato al sensibile, ne è testimonianza la grande ferita tra l’uomo e il pianeta, volendo enunciare solo il culmine delle magnifiche sorti e progressive.

L’argomento è esaminato con appassionata cura nell’interessantissimo libro di Nicola Ghezzani, Il dramma delle persone sensibili. Nel saggio lo psicoterapeuta spiega il fenomeno dell’alta sensibilità attraverso un coro di più discipline, cercando di mettere insieme più fattori, più ricerche di natura non solo squisitamente psicoanalitica, ma anche antropologica e biologica, che sembrano condurre verso una conclusione ben definita: sensibili si nasce.

Il saggio si apre con una suggestione folgorante. Nelle prime pagine è riportato un breve passo dell’antropologo Tattersall sull’analisi delle raffigurazioni rupestri all’interno della grotta di Les Combarelles. La visione di questi remotissimi “segni” tracciati da alcuni homo sapiens sulle pareti della roccia è il primo indizio di un’inclinazione innata. Allo stupore artistico però, si accompagna una riflessione importante, ci si chiede quale necessità avrebbe spinto quegli uomini a rischiare la loro vita pur di esprimersi? Mi tornano in mente alcune strabilianti pagine di Manganelli in cui descrive la “smania” di alcuni uomini del paleolitico affetti dalla “demenza letteraria” in tempi ancestrali in cui la letteratura non esisteva ancora, o al racconto di Calvino, Un segno nello spazio, in cui un’entità non ancora umana traccia un segno nel vuoto siderale con un gesto istintivo e necessario. Le suggestioni letterarie sono molteplici e affascinanti, e creano incastri e percorsi che traboccano da una particolare inclinazione, appunto.

Graffiti rupestri

Ma tornando all’analisi di Les Combarelles, ci si chiede ancora, perché nonostante le condizioni avverse, i luoghi liminali e le modalità arrischiate quell’innato bisogno doveva venire fuori? Quel che è certo è che era un’azione solitaria, un’azione che allora era pericolosa, poiché allontanarsi dal gruppo significava perdersi e morire tra le fauci di un animale feroce. E ancora, perché introdursi entro cunicoli impervi e bui, all’interno del ventre della terra, dove addirittura infilarsi supinamente, per tracciare disegni, che con ogni probabilità non avrebbe visto nessuno a parte l’artefice stesso? Da cosa scaturisce questo profondo, insensato e irrazionale bisogno di “fare immagini” in tali condizioni?

La domanda, come le più belle domande, resta aperta, ma introduce all’argomento stimolando la curiosità di chi ne vuol sapere di più. Quasi tutti gli artisti e gli scienziati di ogni tempo sono stati animati da un’inspiegabile vocazione al mistero, all’inutile, all’ignoto. In loro era radicata un’indole a divergere, approfondire, percepire più intensamente. Ma se guardiamo con interesse le biografie di alcuni illustri sensibili del passato, notiamo subito che non hanno condotto un’esistenza serena. Nella migliore delle ipotesi sono stati incompresi, nella peggiore sono stati denigrati, diffamati e perseguitati. E, in qualche misura anche tutt’oggi continuano ad esserlo, tant’è che buona parte di loro è colpita da disagio psichico scaturito dall’inevitabile contrasto col sistema sociale di riferimento, poiché al di là delle personalità d’eccezione, l’alta sensibilità è comunque un fenomeno diffuso, che riguarda una buona percentuale delle persone che vivono su questo pianeta. E l’intento primario dell’autore de Il dramma delle persone sensibili è proprio quello di fare luce sul tema. Quali sono le caratteristiche degli individui altamente sensibili? Come si può preservarli, soprattutto quando sono ancora bambini?

Nel testo Ghezzani approfondisce questo dramma elaborando numerose tesi, ponendo in primo piano il fattore della diversità – non come un elemento di vulnerabilità – ma al contrario, come fattore di iper-funzionalità. L’autore prende in considerazione e trascrive alcuni tra i casi dei suoi pazienti in terapia. La complessione fisica e psichica delle persone esaminate solitamente ha un potenziale che, in modo più o meno consapevole, viene sabotato, oscurato e inquinato sia dall’ambiente di riferimento che dall’individuo che lo vive in prima persona. Ma l’esito dei numerosi casi è il seguente: alla fine di ogni percorso/terapia ben riuscito, queste persone, una volta compresa e accettata la loro condizione, rinascono e scoprono in loro una grande ricchezza che inevitabilmente diventa risorsa per loro e per tutta l’intera comunità. L’analisi di questi esempi ci mostra come spesso questi individui possano fiorire in maniera sfolgorante attraverso un intenso lavoro di autoconsapevolezza e di ricca stimolazione in un ambiente a loro consono. D’altra parte però, è bene notare che la scala di valori su cui si organizzano (da sempre) i sistemi sociali è completamente antitetica all’empatia e alla sensibilità. Le società sono fondate sul profitto di pochi, sull’opportunismo di sedicenti intellettuali e sull’autocompiacimento egoico dei più. Insomma, è facile comprendere come il pregiudizio verso chi non si attiene a certi modelli comportamentali sia implacabile, e addirittura di come questo venga usato per accrescere un certo tipo di orientamento.

Magia dei pesci, P. Klee

Ma tornando ai fiori. Nel libro ritroviamo una bella metafora applicata ai bambini per specificare la diversa natura di ciascuno di essi. Ci sono “bambini orchidea” e “bambini dente di leone” (e altri ancora), i primi non riescono a sopravvivere in terreni incolti e aridi, i secondi sì. Ma le orchidee una volta trapiantate in un ambiente consono alla loro natura fioriscono meravigliosamente. Considerare i “bambini orchidea” come vulnerabili non è esattamente corretto in quanto come scrive l’autore: “Non appena si offre al bambino un ambiente positivo, il cosiddetto fattore di vulnerabilità si rivela essere un fattore favorevole allo sviluppo di potenzialità fuori della norma.” Gli individui sensibili hanno una maggiore reattività o meglio plasticità, ovvero, una maggiore sensibilità all’influsso ambientale. E riguardo a ciò, l’autore introduce anche il fenomeno della neotenia, quella tendenza delle specie viventi a conservare nell’età adulta caratteristiche fisiche dell’embrione, e nell’uomo questa fase è molto prolungata.

Nel saggio sono esposti numerosi strumenti di analisi che mostrano in che modo si sviluppano e si originano le complesse dinamiche psicofisiche degli individui iper-funzionali, e che meritano un approfondimento accurato attraverso l’attenta lettura del libro in questione.

Il falso specchio, Magritte

Tra le ultime pagine è presente un capitolo intitolato il Tempo Profondo, una dimensione dove alcuni tra i sensibili precipita inesorabilmente, per via di una configurazione psichica amplificata. Si tratta simultaneamente sia di una facoltà sensibile che di una forma di conoscenza, che ha a che fare con una visione ampiamente dilatata della realtà. Questa predisposizione è un ponte; e comprenderne l’importanza può accrescere il grado di consapevolezza di ciascun individuo.

Insomma, avvicinarsi all’alta sensibilità è una grande conquista – percepirla come risorsa – rappresenta una svolta per lo sviluppo evolutivo di tutta l’umanità, ed è per tali presupposti che il messaggio più importante del saggio è proprio quello di averne molta cura, affinché possa condurci verso una dimensione collettiva più armonica ed equilibrata.

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