Nell’ampio e prezioso lascito di Leopardi all’umanità, le Operette Morali rappresentano un diamante affilatissimo, che con grande eleganza e precisione sviscera gli aspetti salienti di un’umanità troppo umana. L’alta sensibilità dell’autore mette in risalto quelle che sono le inclinazioni viziose e meschine delle società di ogni tempo. Per questo, rileggere le Operette, tra sarcasmo, spietatezza e lucida analisi, è un ottimo esercizio per dare vigore al pensiero. Di seguito un breve passo tratto da Il Parini, ovvero della gloria.
“È sentimento, si può dire universale, che il sapere umano debba la maggior parte del suo progresso a quegl’ingegni supremi, che sorgono di tempo in tempo, quando uno, quando altro, quasi miracoli di natura. Io per lo contrario stimo che esso debba agl’ingegno degli ordinari il più, agli straordinari pochissimo. Uno di questi ponghiamo, fornito che egli ha colla dottrina lo spazio delle conoscenze de’ suoi contemporanei, precede nel sapere, per dir così, dieci passi più innanzi. Ma gli altri uomini non solo non si dispongono a seguitarlo, anzi il più delle volte per tacere il peggio, si ridono del suo progresso. Intanto, molti ingegni mediocri, forse aiutandosi dei pensieri e delle scoperte di quel sommo, ma principalmente per gli studi propri, fanno congiuntamente un passo; nel che per la brevità dello spazio, cioè per la poca novità delle sentenze, ed anche per la moltitudine di quelli che ne sono autori, in capo di qualche anno, sono seguitati universalmente. Così, procedendo, giusta il consueto, a poco a poco, e per opera ed esempio di altri intelletti mediocri, gli uomini compiono finalmente il decimo passo; e le sentenze di quel sommo sono comunemente accettate per vere in tutte le nazioni civili. Ma esso, già spento da gran tempo, non acquista pure per tal successo una tarda e intempestiva riputazione; […].”