Lei. Frammenti per un tango è un’opera teatrale nata da un’idea di Francesca Auteri e scritta da Salvo Gennuso, con la partecipazione delle attrici Valeria Grasso e Giulia Oliva. La pièce, andata in scena l’1 e il 3 marzo da Zo centro culture contemporanee, è stata accolta con calore, mostrandoci ancora una volta che il linguaggio teatrale può, nella sua assoluta completezza, incidere e scardinare una prospettiva, ribaltare una visione, dislocare i punti di vista ricorrendo soprattutto all’azione, facendo agire direttamente quelle forze che gravitano attorno al pensiero, facendole diventare corpi, voci, luci, ombre, movimenti e danza.
Ancor prima dell’inizio, ancor prima del tango, la scena è invasa da un altro movimento, altrettanto impetuoso, febbricitante e affamato. Una donna percorre ripetutamente da destra a sinistra il palco, lo taglia in due. La donna tiene in mano un libro, quella donna legge. Sulla scena compaiono altre due figure: una giovane scalza indossa un vestito a fiori, canta e accenna piccoli passi, l’altra indossa abiti maschili, calza vistosi stivali, si muove con fare sicuro, vuole invitare l’altra a ballare. La scena si presenta fin dall’inizio come un luogo d’incontro e di scontro, le attrici mettono in scena la costellazione archetipica di Lei, la protagonista, quella che cade in frantumi sul palco, quella che incontra e riscopre parti di sé rotte, disperse e dimenticate, quella che trova il coraggio di raccontarsi, rialzarsi, camminare e tornare a vivere.
Lei è la storia della presa di coscienza di una donna ferita. C’è la Lei giovane, pura, ingenua, la Lei combattiva, attiva, maschile, e la Lei afflitta e appassionata che impaurita prova a rinascere. La protagonista mette in scena un giro di tango con ognuna delle sue parti scomposte. Inizia a specchiarsi in loro, e poco alla volta comincia a riconoscersi in loro. La scena diventa uno specchio pluridirezionale, lo sguardo si amplia, si alza e poi scende in profondità. È uno sguardo consapevole verso l’interno. Le luci ne fissano i momenti del disvelamento, i momenti in cui inizia la trasformazione. Il corpo diventa il conduttore di una nuova energia. Inizia il ballo, lei cade e si rialza ripetutamente, resistendo e desiderando con ardore. Il tango è un ballo passionale per antonomasia, voluttuoso e malinconico nello stesso tempo, è uno schema che permette alla psiche di entrare in contatto con le parti di sé eclissate e di riconciliarsi con loro per riscoprirle.
Il tema del femminile è spesso frainteso e abusato, ma in questo spettacolo ritrova una dimensione radicata nell’essenza. Nella scena tutto è ridotto all’essenziale, tutto si sfalda e si ricongiunge, il ballo riunisce i frantumi dello specchio, e ad emergere è la prorompente forza vitale di un corpo imbevuto d’anima. Lei è l’esperienza di una coscienza che mette in scena il proprio travaglio interiore, una discesa nel buio, una caduta. È uno spettacolo che ci fa cadere. Uno spettacolo in cui l’affanno della ricerca di sé è continuamente esposto, come la fragilità e la vitalità dei piedi nudi che danzano accanto a stivali pesanti. Il pericolo è farsi male, vomitare e vedersi. Ma Lei è soprattutto un voler rifiorire, rimettere in luce il desiderio di denudarsi, svestirsi, di mostrarsi completa. Al culmine della risalita Lei, quella attiva, quella che sceglie e racconta, brucia le foto della vecchia vita che si è lasciata alle spalle, e in quell’atto il palco sembra ampliarsi. L’odore dei fogli inceneriti assorbe gli spettatori dentro la scena, riesce a toccarli attraverso una percezione sensoriale intima ed evocativa; quella che si consuma è una purificazione che investe tutti i presenti, da quelle ceneri rinasce una nuova visione di Lei.
La seconda parte dello spettacolo si sposta su una dimensione sociale, dal rapporto con il sé ci si sposta verso il rapporto con l’esterno. Lo sfondo è desolato, il collegamento col mondo è insidioso e duro, ma un primo passo è stato già compiuto, poiché nonostante Lei appartenga al mondo degli invisibili, lei ora riesce a vedere se stessa nella sua totalità, nella sua bellezza, nell’intreccio armonioso delle sue parti, e nel suo più originario e antico rapporto col mondo che inizia proprio da una danza.
Drammaturgia, regia: Salvo Gennuso
Interpreti: Francesca Auteri, Valeria Grasso, Giulia Oliva
Direzione scena: Aldo Ciulla
Regia Luci: Segolene Lecontellec
Organizzazione: Silvio Parito
Produzione: Statale 114